28-10-23
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"...Plebem Sancti Laurentii" A.D.1148
Con il Patrocinio di
Sabato 1 luglio: “Testimonianze di antichi riti: il lettino funebre di Genicciola”
Continua il
ciclo di manifestazioni organizzate dalla Proloco di Pieve San Lorenzo con la
Parrocchia del paese, per la ricorrenza degli 875 anni dalla prima citazione
nella Bolla di Papa Eugenio III.
Sabato primo
luglio, sarà la l’occasione di approfondire la tematica dell’antica popolazione
Ligure, con la relazione della dottoressa Anna Nancy Rozzi, sul ritrovamento da
lei effettuato, di un lettino funebre tra i reperti della Necropoli di
Genicciola.
Anna Nancy Rozzi,
laureata in Storia medievale
con indirizzo archeologico (Università di Pisa) ha dedicato molta parte della
propria vita professionale allo studio delle realtà antiche che si sono
manifestate in Lunigiana. Dal 1982 al 1999 ha ricoperto il ruolo di Ordinatrice
della sezione archeologica e della sezione etnografica dei Musei Civici della
Spezia; dal 2000 al 2021 ha ricoperto il ruolo di Responsabile del Civico Museo
del Sigillo (La Spezia).
Il ritrovamento di alcuni
frammenti di un letto funebre a
Genicciola, consistenti in alcuni
parti ossei animali qui ritrovati, si deve ricondurre agli scavi ottocenteschi,
operati dal Podestà, nella necropoli di Genicciola; questi presentano tracce di
lavorazione che li collega ad elementi decorativi tipici dei letti che durante i
rituali funebri erano impiegati sia per il trasporto del defunto nel luogo di
sepoltura, sia come appoggio del corpo nella tomba a inumazione o sulla pira
innalzata per la cremazione.
I frammenti, conservati nel Museo Archeologico del castello di San Giorgio, alla
Spezia, provengono da un lotto donato nel 1913 dai fratelli Pini; già catalogati
come parti di una pyxis (piccolo
contenitore per gioielli, unguenti o cosmetici) sono stati riconosciuti come
appartenenti a una kline (letto)
funeraria da Anna Rozzi, allora Ordinatrice del Museo.
Originari dell’area orientale del Mediterraneo, i letti funebri sono stati
arricchiti tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C., dall’applicazione di
decorazioni sontuose (realizzate con elementi di avorio, osso e bronzo)
destinate a ostentare lo status sociale del defunto tra le anime dell’Oltretomba
e a confermare il potere economico dei suoi congiunti dinanzi alla comunità. La
presenza dei frammenti ossei ornamentali nella necropoli di Genicciola si può
considerare dunque, come un’ulteriore testimonianza dell’esistenza sul
territorio di individui o famiglie appartenenti a un ceto privilegiato, forse
collegato alla città di Luni.
Questa straordinaria scoperta ha dunque aperto una visuale completamente nuova
sulla popolazione che abitava questa parte della Lunigiana, e considerata rozza
e primitiva, probabilmente anche a causa delle descrizioni che ne fanno i
cronisti e gli storici romani coevi del tempo in cui si attuava la conquista
romana o di poco successivi a questa.
La conferenza di Anna Nancy Rozzi, dopo l’introduzione del 7 gennaio di Stefano
Calabretta e il racconto attraverso la storia e il mito da parte di Piero
Barbieri, approfondisce adesso un importante capitolo sul reale status della
popolazione che, anche nella valle di Pieve San Lorenzo, ha lasciato importanti
segni della propria esistenza.
Già Augusto Cesare Ambrosi e prima di lui Ubaldo Formentini, infatti, avevano
evidenziato la particolarità di questa porzione di territorio, che sembra
rispecchiare perfettamente, l’organizzazione territoriale preromana, con la
concentrazione di una serie di castellari a corona di un polo ordinatore
centrale, probabile riferimento per l’intero ambito al quale si sovrappose la
Pieve romanica.
Documentazione della giornata inaugurale
Informazioni su Pieve San Lorenzo
Informazioni sulla pieve romanica
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