Il periodo della raccolta era compreso fra San Michele (29 settembre) e San Martino (11 novembre), fino a questa data era proibito pascolare o fare passare animali nei castagneti.
Si iniziava a raccogliere all'alba e si andava avanti, senza interruzione, fino a sera, tutti i giorni.
Ciascun raccoglitore si cingeva la vita con un grembiule cucito come un sacchetto: il taschetto.
Con una mano si impugnava un bastone o un rastrellino per raspare tra le foglie e spaccare i ricci, mentre con l'altra si deponevano le castagne nel taschetto, che, una volta riempito, era vuotato in un sacco.
In fondo ai pendii dei castagneti venivano scavati dei veri e propri fossati; le roste, che avevano la funzione di impedire alle castagne di rotolare oltre il confine della proprietà.
Quando le castagne erano tutte cadute, si raccoglieva "a piett", cioè senza preoccuparsi di lasciarne qualcuna indietro, ma badando solo a riempire il taschetto.
Al termine della raccolta si usava lasciare cogliere le ultime castagne cadute, o quelle dimenticate, a chi non aveva terreni, cioè ai più indigenti.
Le castagne raccolte erano trasportate a dorso d'asino, o sulle spalle, fino al metato e lì, rovesciate sui cannicci.
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Immagini tratte da materiale illustrativo pubblicato dalla Comunità Montana della Garfagnana
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