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26-03-22 |
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Le rinchiesate
Questo rigido protocollo è stato applicato nella nostra parrocchia, fino alla fine degli anni '60. Le donne che avevano dato alla luce un figlio, dovevano recarsi, 40 giorni dopo il parto, dal sacerdote per una particolare benedizione altrimenti non potevano entrare in chiesa né partecipare alle cerimonie religiose.
L'origine di questo rito si trova nella tradizione ebraica che imponeva alle donne di farsi purificare dai ministri del culto 40 giorni dopo il parto perché dopo tale evento erano considerate impure e, secondo la Bibbia, vi andò anche Maria al quarantesimo giorno dalla nascita di Gesù.
La cerimonia della purificazione, chiamata comunemente rinchiesata, si
compiva nella chiesa parrocchiale. La madre, in tale circostanza, portava anche
il neonato per benedirlo, anche se non era strettamente richiesto.
Il sacerdote accoglieva la donna all'ingresso della chiesa e procedeva dapprima
con l'aspergerla con l’acqua benedetta, poi recitava il salmo 24 “Del Signore è
la terra e quanto contiene”, quindi porgendole una candela accesa, la
conduceva ai piedi dell’altare dove recitava una specifica orazione. Da quel
momento rientrava a far parte della comunità.
La religione e il clero in generale, avevano contribuito a cristallizzare la donna in uno stato di subalternità rispetto all'uomo. A Pieve San Lorenzo queste pratiche discriminatorie sono rimaste in vigore, per volontà di un parroco rigidamente ancorato a protocolli ormai superati quasi ovunque, fin quasi alla fine degli anni '70, e quindi ben più a lungo che nelle parrocchie limotrofe. Fino ad allora erano infatti ancora presenti rigide separazioni tra i due sessi in vari momenti delle celebrazioni liturgiche che suscitavano stupore e sconcerto a visitatori provenienti da altre zone. All'interno della chiesa ad esempio, fino agli anni '80, le donne sedevano esclusivamente nel settore vicino alla porta di ingresso, quindi in fondo alla chiesa, mentre gli uomini occupavano le panche del settore più avanzato, di fronte all'altare maggiore. Nelle processioni, i priori incappati aprivano il corteo ed erano seguiti da tutti gli altri soggetti maschili disposti a due per due che precedevano il sacerdote e gli oggetti del culto: stendardo, crocifisso ed eventuali statue, mentre le donne, alcune delle quali con un grosso cero, chiudevano la fila. In entrambi i casi si voleva evidentemente evitare che fossero fonte di distrazione per i maschietti. Inoltre il capo femminile doveva essere sempre coperto da un velo di pizzo o da un foulard e non si potevano indossare abiti smanicati o a maniche corte. Gli uomini invece, al contrario, entrando in chiesa toglievano il cappello.