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I Termini di confine Termine, dal
latino Terminus, sta ad indicare la parte estrema, il limite estremo di un
luogo, di un terreno: il confine. Di solito è una pietra piuttosto lunga, conficcata nel
terreno per indicare il confine di una proprietà. Nella parte superiore del
Termine è scolpita una croce. La pietra usata per Termine è di natura o formazione
diversa dalla pietra locale. Nei terreni dove affiorano pietre CALCAREE, formate da
carbonato di calcio, si adoperano pietre di ARENARIA, per rintracciare a
vista il Termine distinguendolo da altre pietre. I grandi proprietari
usavano far incidere sui Termini le loro iniziali. A Pieve San Lorenzo, in alcuni castagneti, i Termini
mostrano le iniziali M. M. (Mario Mansi), un industriale lucchese del
XVI-XVII secolo. L’amministrazione delle ferrovie mette i cippi con le
lettere: F.S. (Ferrovie dello Stato) Il Termine era sacro anche presso i Romani che lo
rappresentavano come un Dio che veglia sui confini dei campi e veniva
invocato come vendicatore delle usurpazioni. Era rappresentato sottoforma di
una pietra quadrata, spesso sormontata da un busto virile, e segnava il
limite dei campi e dei predium assegnati ad un cittadino romano. Il culto del dio Termine fu introdotto dal secondo re
di Roma, Numa Pompilio, per proteggere le terre dei Romani dalle scorrerie
ed usurpazioni dei popoli vicini. A Roma fu edificato un tempio al Dio Termine al quale
si offrivano le primizie agresti: fiori, frutti, agnelli e porcellini
lattanti. In onore di questo prezioso dio, si celebravano le
feste dette dei Terminalia, rocorrenti nel mese di febbraio. Nella Lunigiana Orientale, i Termini erano considerati
sacri e come tali dovevano essere rispettati da tutti. Si narra che un uomo senza timor di Dio, andò a
rimuovere, nottetempo, un Termine in una selva per ingrandire il suo
castagneto. Appena divelta la sacra pietra, nella buca apparve una mano
nera: era la mano del diavolo! L’uomo si spaventò così tanto che morì
all’istante. Quando ero ragazzo andavo nelle selve e nei castagneti,
i miei genitori mi raccomandavano di non scarpire i Termini, ritenuti cosa
sacra. Negli Statuti di Fivizzano del 1581 (Pietro Tedeschi
Ed. Tipografia Conti), alla RUB. 18, pagina 74, è stabilito che chi rimuove
un Termine posto nei confini delle terre, sia condannato a pagare lire 20
imperiali ed a rimettere a proprie spese il Termine nel posto primitivo. I Termini o Confini che delimitavano le Terre di
Oltre Giogo del Ducato di Lucca ed il Granducato di Toscana di Leopoldo II
dal 1824 al 1859 I° Termine in località Bonosolo di Pieve San Lorenzo, nei pressi del vecchio mulino e frantoio dei Tolomei. Termine di pietra arenaria anno 1838, a forma di parallelepipedo, altezza m.1,20 rastremato all’estremità, sulla quale è assicurata una croce di ferro che segnava la stazione dove il Sacerdote faceva la richiesta a Dio durante la processione delle Rogazioni.
II° Termine località Bagno. Gigantesco blocco di tufo
sul quale si notano i resti di un pilastro in muratura. E’ assente la croce.
III°
Termine di arenaria n.26 in località Montale nei pressi di Pugliano, sulla
strada mulattiera Pieve-Bugliatico-Palazzo-Lagobelli-Montale-Vigneta-
Reusa-Turlago-Fivizzano.
Altro Termine della stessa dimensione e forma, è
situato in località Momoreta, nelle vicinanze della casa detta Ca’ di Cecco. Ultimo Termine “comunale” in località Malandrone,
formato da una grotta calcarea. Questi ultimi tre Termini delimitavano le due comunità
di Pieve e di Pugliano per un fatto puramente “agricolo” e cioè per la
vendemmia. Ogni anno il Vicario delle Terre di Oltre Giogo, che
risiedeva a Minucciano, decretava l’inizio della vendemmia che a Pieve
iniziava circa 15 giorni prima di Pugliano per ovvie ragioni di altitudine e
di epoca di maturazione dell’uva stessa. Il decreto comminava ammende per i
trasgressori. Segue Ricerca sui Termini
Altri due Termini: Il primo, una pietra monolitica di arenaria, importata,
misura circa cm. 60/70, murato alla base con calce, in località Castagnolo
oppure Montale, non presenta la lettera
L, ma ha la
lettera T. Il secondo, affiancato a questo, di dimensioni più
modeste, meno lavorato, presenta sulla sommità un segno di croce
+. I due manufatti sono ubicati sulla sinistra della via
carrabile Lugigliano-Montale per Vigneta e Reusa, lato Sud, prospiciente il
Monte Pizzo d’Uccello. Nota Storica Il Granduca di Toscana; Leopoldo II, che regnò dal 1824
al 27 aprile 1859, volle sistemare i confini con il Ducato di Lucca, di Sua
Altezza Serenissima, il Principe di Piombino, Felice Baciocchi, sposo di
Elsa, sorella di Napoleone, Imperatore. Il 10 dicembre 1807, il Ducato di Lucca, per volere
dell’Imperatore, passa al figlio di Luisa, Infante Don Carlo Lodovico di
Borbone e nel 1837, per il terremoto del giorno 11 aprile, Carlo Lodovico
distribuisce aiuti alla popolazione di Minucciano colpita dal sisma e
Leopoldo di Toscana ricostruisce quasi tutto il paese di Ugliancaldo e la
chiesa parrocchiale di Argigliano, che con Casola faceva parte del Ducato. Leopoldo II, figlio di Ferdinando II, regnò per 46
anni, dal 1824, al 27 aprile 1859 giorno della sua partenza da Firenze. Con
l’unificazione dell’Italia, fu spogliato dello stato e si ritirò in Austria,
dove morì nel 1870. I Fiorentini lo chiamavano Er Canapone, per i
suoi capelli biondi, color canapa. In Lunigiana promosse il benessere istituendo scuole
classiche come il Liceo di Pontremoli, scuole artigiane e di agraria,
ospedali e case di raccolta dei gettatelli. Istituì strade carrabili
in tutti i paesi del Ducato. Allacciò relazioni commerciali con Reggio
Emilia e Cremona con l’apertura della via del Passo del Cerreto. |
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