STREGHI

Corubbio aprile 2003

Mariangela Morosini e Paolo Bocchi

C’era una donna, è uscita fuori di notte e ha visto una processione, proprio qui a Corubbio, tanta gente che veniva giù per la strada e avevano tutti un lumino. Erano tutti vestiti di nero e incappucciati e questa donna gli ha chiesto un lumino per andare a chiudere il pollaio, uno gli ha dato un lumino e lei è andata, quando è stata per posare il lumino lei si è trovata un braccino di un bambino e non riusciva più a staccarlo dalla mano. Lei si è spaventata. La mattina è andata dal prete, l’ha guardata e gli ha detto che questo braccino era una cosa stregata, che quella processione sarebbe ripassata di lì e quando sarebbe ripassata di lì avrebbe visto una donna che non aveva il lumino e glielo avrebbe dovuto ridare, e lei ha fatto così.

Alla casa di Cecco c’era un uomo che è andato su una noce per raccogliere le noci, di notte, passano di lì due stregoni e lo vorrebbero uccidere, provano ad andare su ma c’è qualcosa che li blocca, lui… in quel periodo dell’anno si usava che prima di fare le maglie con la lana, venivano benedette, questi due uomini non sono riusciti ad andare sulla noce perché questa lana benedetta lo proteggeva. Al mattino dopo sono andati via perché non ce l’hanno fatta.

Dicevano "Buttalo giù! Buttalo Giù!" "Non posso! Ha il filo delle quattro tempore addosso!"

Non bisognava stendere i panni dopo l’Ave Maria, bisognava ritirarli prima perché c’erano gli streghi.

Dicevano che in Saldina c’era una quercia molto grossa, grandissima, e da Argigliano vedevano dei lumi girare in giro a questa quercia, allora una sera, a mezzanotte sentivano come i cani abbaiare e, diciamo,,sparare, si sono affacciati ed hanno detto "Cacciatori, a mezza caccia!", di dare metà caccia e la mattina uno si alza a fare il pane, si alzavano alle quattro a fare il pane, vendevano il pane, ha sentito un colpo alla finestra, si affaccia e hanno trovato il braccio di un bambino.

Gli hanno dato metà caccia…

Sentivano cantare, vedevano i lumi girare, ballavano…

Uno passava vicino a una quercia, vede che sopra c’erano gli streghi, ha tolto dal suo taschino lo stiletto, ci ha piantato lo stiletto, e loro non potevano scendere, invece loro gli hanno detto di toglierlo ma lui ha risposto di no perché voleva vedere chi erano, era tardi dice "Vengo domattina" Loro gli dicono "Vieni presto" Lui la mattina non è venuto presto, arriva tardi e in cima a questa quercia trova solo i vestiti .
Lo stiletto aveva la forma di una croce.

Lucia e Bruno Francini

Dicevano che c’erano gli streghi che facevano paura, così la gente rincasava e trovavano il tempo per rubare… dicevano che stavano su di lì e loro facevano finta di accendere dei fuochi e la gente aveva paura, la raccontavano tutti i giorni.

La mia mamma diceva… che quando si è sposata, aveva diciassette anni, dai castagni sotto il cimitero, passava una processione e erano gli streghi, questa me l’ha raccontata la mia mamma, allora questi streghi avevano i lumi e questi lumi erano diti. E passavano questi lumi tutti insieme e c’era la Lucia di Pla’ che gli ha detto: "Perché non mi date un lume anche a me? Che la luce non c’è." e loro gliel’han dato e era un dito e da lì andavano su da Novella e facevano riunioni in un campo, sopra a Novella, […] nel nostro campo che si chiama Montachiana […] vicino alla capannina del fattor. […] E avevan fatto… un cerchio, tutte queste persone, si erano messi come se ne avessero altri, tutti in giro e lì erano tutti streghi e raccontavano le cose e poi una persona che era gelosa è arrivato lì da questi qui e cosa ha fatto? Ha preso un bastone e ha fatto una croce, una croce così e questi qui sono scappati tutti.

 

RENZANO veglia 2004

Doriana Bertacchi 1946

Nel nostro campo c’era una quercia, lì dicevano che c’erano gli streghi, ci buttavano gli stiletti [...] alla Crocetta dove si prende la strada per la Corvara e si viene su a Renzano… [...] vedevano questi stiletti piantati nella terra.

Anna Pia Menchi 1926

I posti erano al Mageron, poi su per Novella, dove c’era il passello, non ai pini, un po’ più in qua, a quel gomito vedevano i lumi e sentivano certi urli, la gente stava in casa, me lo raccontava sempre il mio babbo e poi per andare a Metra in quella strada dove stava a il Giorgi c’era quella strada che attraversava diritta, c’erano tutti i cerri e lì lo stesso si risentiva.

Trusendi Fidalma 1909

C’erano gli streghi che andavano in cima al tetto e poi dicevano… come: "Butta giù" e invece di andar giù roba buona, andava giù un pezzo di gamba. E poi li richiamavano, questi quaggiù… non mi ricordo come dicevano… e gli ributtavano giù… invece di buttargli qualcosa, gli ributtavano giù un pezzetto di braccio, e quegli altri stavano qui a aspettare…

Me la raccontava la mamma della povera Nella… C’era un uomo, e una donna, e questa donna era strega e quando sentiva dei movimenti lei lo sapeva che la cercavano, allora aveva un ninin nella culla e quando sentiva questi movimenti.. partiva e andava via e dopo quando questo ninin piangeva … Diventava in forma di una gatta e andava sopra alla cuna della sua figlioletta Allora una volta o due, poi quell’uomo ha preso un bastone… gli dà una bastonata, quando è rientrata la sua moglie, era zoppa e gli dice: "Come mai?" "Mi hai dato una bastonata tu!" "-Io ti ho dato una bastonata? No, no! L’ho data a una gatta che era sopra la culla." "Quella gatta ero io."

 

Anna Tramontana, 1927 Pieve San Lorenzo

In Saldina ci si sentiva suonare, ballare, far tutti dei lumi non so, […] si sentiva questo fracasso, quei lumi, le candele e dicevano che erano gli streghi e invece al Padule c’era questa figura, c’era silenzio e si vedeva questa figura […]

Poi Bergiola dicevano che c’erano gli streghi che stavano lassù dentro a una ciocca di castagno. Anche lì. Però non so che scherzi potevano fare ma da bambina temevo un po’ di questa cosa dicevano non andare di lì perché ci sono gli streghi.

Beppina Martini, 1946 Pieve San Lorenzo

La sera… facevano anche la croce sulla porta, non si poteva mica uscire, diceva la mia nonna, perché quando suonavano le campane alla Pieve non si usciva più di casa. C’era questa croce che rimaneva sulla porta […] fatta con la candela […] (quando?) quando davano le candele… e rimaneva lì, il mio portone l’ha sempre avuta.

Iride Martini

Per San Giovanni si accendeva il fuoco, con una fascina sola perché sennò era sprecata […] ognuno davanti alla sua casa […] […] quando il fuoco era più basso ci si saltava sopra sette volte.

Clelia Menchi,1944 Pieve

Gli streghi… si faceva il focarello per gli streghi, quando era di giugno, adesso non mi ricordo più che giorno è, si faceva il focarello, sennò venivano gli streghi.

La storia che dicevano… che c’erano gli streghi in cima a questa quercia […] c’è quella strada che va a Antognano […] vai a Novella, c’è un querciona grossa, lì, in curva, dicevano che una volta lì, c’erano tutti questi… come… […] venivano giù a piedi non so da dove venivano questi qui sono arrivatì lì c’erano tutti in cima a questa pianta in cima c’erano tutti questi streghi questi animali queste persone, come fantasmi e questo qui,[… ] forse era ubriaco li avrà visti anche se non c’erano , non so lo so chi era questo qui, … […] ci ha piantato un affare lungo… come una croce di ferro e questi qui sono spariti… sono cose che raccontavano…

Giovanni Martini, 1912 Pieve San Lorenzo

Intervista scuola 2002

Il sabba: era celebrato dal branco in località Montale, sotto una maestosa quercia, dove streghi e streghe assumevano le sembianze di gatti e gatte. La festa orgiastica si protraeva sino alle prime luci dell’alba, doveva cessare assolutamente prima del suono dell’Ave Maria del nuovo giorno.

Altra località per il sabba era Saldina, o Saladina, presso Pugliano, sempre sotto le fronde di una monumentale quercia sulla quale si arrampicavano streghi e streghe, trasformati in gatti e gatte.

Il terzo luogo dei riti orgiastici era in località "Salto della cicala", chiamato anche "Para degli streghi", nei pressi di un colossale macigno di arenaria, che sarebbe stato portato dal diavolo.

Nella Para sorgevano castagni così grossi che gareggiavano con i campanili delle vicine parrocchie. Su queste piante si arrampicavano gatti e gatte, streghi e streghe.

Un uomo molto coraggioso, timorato di Dio, volle por fine a queste orge di peccato.

Prese uno stiletto benedetto sul quale era impresso un crocifisso e, ficcando lo stiletto nella quercia, gridò:

"Fuggite parte avversa, perché vi ha vinto il leone della tribù di Giuda (Cristo)."

Streghi e streghe rimasero paralizzati.

Li riconobbe tutti, pur avendo la faccia a gatto, e promise di non rivelare i loro nomi purché si pentissero delle loro malefatte, e così fu.

Giglia Metra 1927

Mia nonna mi raccontava che a Metra c’era un giovanotto che andava a veglia a Sermezzana dalla fidanzata e allora questa qui, quando è stato per venir a casa … prima di arrivare a Metra, c’era una vasca e poi c’era un prato, questo qui sapeva che c’erano questi streghi, perché erano gente del paese che rubavano mangiavano e poi andavano a ballare di qua e di là, però dicevano che non potevano passare dove c’era una croce e questi erano scappati e questi di Sermezzana quando erano arrivati vicino, erano scappati in cima a una pianta grossa che mia nonna diceva che chiamavano "pioppo degli streghi" e questo che era di Sermezzana, c’ha piantato uno stile, visto che avevano uno stiletto a quei tempi, e gli dicevano: "Leva quello stile" e [lui] rispondeva: "No, domani mattina" "Non posso scendere" " Lo so" lui gli diceva. Sicché gli ha lasciato questo stile fino alla mattina. La mattina è andato e l’ha levato, e questo è sceso giù e gli ha detto: "Con te domattina facciamo i conti!" Quando è stato sera, dopo qualche giorno questa persona è sparita e l’hanno trovato ammazzato nel campo, lo chiamavano "il campo dei morti", l’avevano ammazzato durante la notte e portato in un campo, gli hanno fatto una buca e l’hanno sotterrato lì.

Poi ce n’è un’altra: che diceva che andavano a ballare nell’aia e dicevano che era andata a ballare con questi streghi. Questa era coraggiosa, erano giovanotti, e questi streghi che gli dicevano:" Balla, balla Maria grossa, che domani ti facciamo la fossa!" perché ormai li aveva riconosciuti, e alla fine è sparita anche quella lì.

E noi avevamo paura , a casa ragazzi, perché dicevano:"Dopo l’Ave Maria, gli streghi per la via" e non stavamo a giocare per la strada.

C’era una famiglia che erano i contadini del prete a Pugliano, gli mancavano gli agnelli e ritrovavano la testa sul davanzale, picchiavano alla finestra, ma loro non andavano a vedere chi era, perché erano gli streghi.

Benedetto Torre

La gente aveva paura la notte perché erano pericolosi.

Se passava un uomo questi streghi gli chiedevano:" Per chi è fatta la notte?" doveva rispondere "Per mi, per ti e per chi può passar di lì." se uno gli rispondeva differente lo ammazzavano.

C’era un altro posto, su da Saldina, dove si trovavano questi streghi, dopo aver rubato galline e conigli. C’era un bel prato, mangiavano e bevevano e quello che passava di lì l’hanno fermato, gli hanno fatto la domanda, lui ha risposto bene e l’hanno lasciato andare.

C’erano anche a Bergiola. Portavano gli agnelli, li ammazzavano e li mangiavano. C’era un castagno bucato, una volta era sparito un agnello e dopo aver rubato mangiavano e bevevano.

 

Maria Bocchi, 1932 Pieve San Lorenzo

Gli streghi… i miei nonni lo dicevano che c’erano, il mio babbo diceva che la quercia è in via Piana, per andare a Sermezzana […][…][…].

Il mio nonno raccontava: una volta portavano via i porcelli e dicevano che erano stati gli streghi, li portavano a Bergiola, in quel castagno, sotto a quel viottolo, ce n’è ancora un pezzo […] una volta era grosso e dalla parte di sopra, mi diceva che c’era un ramo che pendeva e li attaccavano lì e li mangiavano, e erano gli streghi.

E quella in via Piana la quercia non c’è più, quando ci passava il mio nonno diceva che si risentiva, si sentivano i gatti e diceva che erano gli streghi che si trasformavano in gatti, la raccontavano i miei, poi fino là al Bersò, era […] dicevano che anche lì s’arsentiun, questi animali. […] Anche dove ha fatto la casa Iliano, dicevano che s’arsentiu. […]

La quercia… c’era quella lassù in via Piana… […] allora… c’era una quercia quaggiù, lì dove ora sono i pini del maestro, c’era una quercia ma talmente grossa ma talmente grossa […] aveva proprio anche dei rami… talmente grossi, insomma anche fatti bene e lo diceva la Fanì, lei ci andava con il bestiame e diceva che in cima a questa quercia ci stavano (gli streghi)… sarà vero? […] e la Fanì, diceva, […] che c’era della gente lassù in cima, ma aveva dei rami talmente grossi che voglia di star lassù…io l’ho sentito dire dalla Fanì.

Marietta

Questa la contava il mio babbo.. dicevano che li attaccavano alla finestra… per esempio, quando uno era stregato, metteva i panni in cima al letto […] perché si vestivano in altri modi, mio babbo la contava così, ma non so se è vera […] e dopo andavano a far i merendini e tutte quelle cose lì e dopo un marito o una moglie, non so chi erano, han levato questi panni da in cima letto, allora la moglie non ritorna la notte e al mattino alla porta c’era una miccia, non ricordo se era un marito o una moglie, e ha detto toh ha detto ora gli faccio portare il letame e infatti quest’uomo gli metteva su il sacco a questa miccia e questa miccia povera bestia, colpi perché non camminava e ha letamato tutto il campo allora uno di questi streghi che era insieme a questa moglie gli dice vai sul letti e rimetti i panni a posto sennò tua moglie non ritorna infatti questo signore ha preso questi panni e li ha rimessi in cima al letto e questa miccia si è trasformata nella sua moglie e era tutta scorticata dai colpi che aveva preso dal marito, il mio babbo contava sempre questa strifoletta qui.

INDEX

vai alla mappa