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LA CHIESA VECCHIA DI GORFIGLIANO La chiesa vecchia di Gorfigliano era eretta al centro del paese vecchio su una delle tante colline, ai piedi del Monte Pisanino, a circa 730 metri sul livello del mare. La chiesa era dedicata ai S.S. Giusto e Clemente e fu costruita sulle rovine del vecchio castello. Fu completata tra il 1700 e il 1730 grazie all’intervento dell’allora rettore Don Bartolomeo Lori, che è ricordato in un medaglione marmoreo oggi conservato nella sacrestia della chiesa nuova. Don Bartolomeo è ricordato anche in un' epigrafe latina ancora ben leggibile sul lato destro della chiesa vecchia. Dalle relazioni delle visite pastorali è possibile conoscere la situazione antecedente il 1700 e le successive tappe che portarono alla costruzione della chiesa. In occasione della visita apostolica del Maggio 1584, la chiesa fu ritenuta piccola per i quattrocentocinquanta fedeli di Gorfigliano. Il pavimento della chiesa era rovinato, l’altare di San Rocco senza immagini e quello di Santa Maria privo di una croce decente. Per completare il quadro disastroso, bisogna aggiungere l’amministrazione disonesta delle rendite ecclesiastiche. Solo la casa canonica era in buone condizioni ed abitata dal rettore. In conseguenza delle lacune rilevate, l’autorità ecclesiastica dispose che si procedesse ad ampliare la chiesa. Passarono molti anni prima che Don Lori desse il via ai lavori, ma nella visita pastorale del 1711 le cose erano decisamente e radicalmente cambiate rispetto alla visita del 1584. La rendita della chiesa era raddoppiata, la chiesa ampliata e sufficientemente illuminata. I lavori non erano ancora terminati, ma la relazione vescovile fu positiva. Nella relazione venne anche nominata, per la prima volta, l’oratorio del SS Corpo di Cristo. Nella visita pastorale del 1718 la situazione era più o meno la stessa e il vescovo esortò il popolo a portare a compimento l’opera "per la maggior gloria di Dio e dei SS Giusto e Clemente, titolari della chiesa". Nella visita del 1728 la facciata della chiesa era stata portata a termine e ornata del magnifico portale centrale in pietra serena, tutt’ora collocato al suo posto d’origine sulla chiesa vecchia. In occasione della visita pastorale del Giugno 1738 Don Lori non figura più come rettore di Gorfigliano, essendo nel frattempo passato a miglior vita. Nella relazione si parla dell’altare della Madonna del Rosario, con tela raffigurante la Madonna con ai lati san Domenico e Santa Caterina, e di quello della Beata Vergine del Carmelo che non corrispondevano agli attuali dal momento che questi sono posteriori di quasi trent’anni rispetto alla visita. Si parla anche dell’altare in macigno di San Rocco e dell’altare marmoreo del patrocinio della Beata Vergine Maria, che attualmente si trovano nella chiesa nuova, ma non si parla del corpo della chiesa. Ciò fa pensare che l’opera doveva essere definitivamente compiuta. Nella relazione non è ricordato neppure il pulpito, che secondo alcuni risale al 1700, posteriore secondo altri, che era sistemato sopra l‘ingresso laterale della vecchia chiesa e che ora è stato trasferito nella chiesa nuova. L’ altare maggiore nel 1738 non doveva essere un gran che dal momento che, otto anni dopo, nel 1746, ne fu eretto un altro, molto ampio e ricco di marmi, attualmente con la stessa funzione nella chiesa nuova. Contemporanei al pulpito e agli altari dovrebbero essere anche i tre confessionali, due hanno degli intarsi, come quelli della porta del battistero in legno di noce, uno ha i due sportelli superiori finemente trapuntati, tanto da sembrare un ricamo. Di poco posteriore alla Santa visita del 1738 sono il coro e le porte laterali della sacrestia, attualmente nella Chiesa nuova, infine bisogna ricordare l’antichissima statua lignea di San Giusto, posta attualmente vicino all’altare del S.Cuore della Chiesa nuova, che, assieme al portale del 1531 e alla piletta del Battistero del 1577, costituisce uno dei pezzi più antichi che restano del passato religioso di Gorfigliano. Nella Chiesa vecchia di Gorfigliano gli arredi antichi sono stati ora sostituiti con arredi moderni. I Campanili della chiesa vecchia I campanili della chiesa vecchia sono due: uno detto "campanile mozzo", perchè rovinato dal terremoto, era incorporato nella chiesa stessa e vi si accedeva dall’interno dell’edificio sacro; l’altro, su un colletto sovrastante a pochi metri dalla chiesa, era in origine la torre della "casa matta" del castello. Questa costruzione, il 2 Luglio 1762, fu concessa in uso dalla Repubblica di Lucca, che riservò a sè il diritto di proprietà, alla comunità di Gorfigliano affinché venisse restaurata, innalzata di due piani e convertita ad uso ecclesiastico. Nel secolo XVIII vi furono collocate due campane (alcuni testi riportano tre) campane. La più grossa era chiamata la campana di Santa Cristina. Rimasero sul vecchio campanile fino al 1944, anno in cui vennero trasferite alla chiesa nuova e da qui collocate nel 1981 sul nuovo campanile della parrocchia. Il campanile vecchio è alto circa venti metri e largo circa sei metri per lato, ha quattro piani, separati esternamente da cornici laterali ornamentali. Negli ultimi due piani si aprono otto finestroni a tutto arco. Lo sovrastano quattro pinnacoli e una croce. Sulla porta d’ingresso si trova una lapide che ricorda la donazione lucchese. Nel campanile, a suo tempo, era stato collocato un orologio con quadrante in marmo. La vecchia canonica La vecchia canonica, attigua alla chiesa, fu abitata fino al 1920, anno in cui il terremoto la danneggiò gravemente fino a renderla inabitabile. C’era da pensare che sostanzialmente fosse la stessa di cui si parla nella santa visita del 1594, nella quale si legge che era in buone condizioni. Artistico era il porticato con le sue quattro grandi colonne di marmo, rinvenute successivamente tra i ruderi della canonica. Doveva essere abbastanza ampia, ma la sua consistenza alla prova del terremoto si dimostrò ben lontana da quella della chiesa e del campanile, che invece resistettero molto bene e rimasero in piedi. Perché sono stati abbandonati Due cause stanno a monte dell’abbandono della vecchia Chiesa e del vecchio Campanile di Gorfigliano. La prima è identificabile nel fatto dello spostamento, sempre crescente della popolazione dal vecchio al nuovo paese. Lo spostamento iniziò nella seconda metà del sec.XVII secolo e si concluse dopo il 1920. Risale al 1800 la costruzione dell’oratorio di S. Antonio effettuato per venire incontro alle esigenze religiose di un notevole numero di fedeli, già all’ora emigrati "alle capanne", per ragioni pratiche. Tenendo presente la lontananza che esiste tra la Chiesa vecchia e l’attuale centro abitato, si comprende facilmente il disagio dei fedeli a recarsi "a casa" per le funzioni religiose, specialmente nei periodi del freddo e della neve. La seconda causa dell’abbandono forse è da cercarsi nel terremoto del 1920. Questo terribile evento sismico che tanto danni produsse nell’alta valle del Serchio, colpì in modo particolare la vecchia canonica di Gorfigliano rendendola inabitabile. Chiesa e campanile resistettero, come si è detto, ma la canonica con il suo bel porticato subì gravissimi danni. Il vecchio arciprete, Don Tonini, si ritirò a casa sua a Gramolazzo. Per conseguenti acciacchi, ritenne opportuno rinunciare alla parrocchia. Per qualche tempo fu economo di Gorfigliano il preposto di Minucciano, poi, nella prima domenica d’ottobre del 1922, fu inviato dal Vescovo di Massa, Don Augusto Vincenti, ex salesiano. Il nuovo arciprete per un po’ di tempo continuò a dir messa sia in Sant’ Antonio, che nella chiesa vecchia, risparmiata dal terremoto. In seguito costruì, col contributo per i danni del terremoto, l’attuale canonica. Cessarono le funzioni della chiesa vecchia e si concentrò tutto nel piccolo oratorio di Sant’ Antonio, in attesa di poter costruire, in mezzo al paese, un tempio più grande e più capace per gli oltre mille fedeli di Gorfigliano. Da quel momento cominciò l’abbandono della Chiesa vecchia e del campanile. Tutto ciò che poteva essere trasportato fu trasferito dalla vecchia alla nuova Chiesa, lasciando la prima completamente spoglia dei suoi altari e dei suoi oggetti preziosi. Nel Natale del 1933 cominciò a funzionare la nuova Chiesa di Gorfigliano costruita col generoso contributo della popolazione e con l’aiuto della società marmifera Nord Carrara. Il 21 Luglio del 1935 il Vescovo, Mons. Cristoro Arduino Terzi, solennemente consacrava il nuovo tempio. Il restauro Intorno al 1980 la Chiesa vecchia, abbandonata e spogliata, si presentava pericolante e semidistrutta, ma certo ancora bella. Mancava completamente il manto in copertura in piastre e la volta, in bozze di tufo, presentava segni di cedimenti. Durante l’estate alcuni abitanti del luogo, iniziarono un lavoro di pulizia sia all’interno della Chiesa, rimuovendo le macerie e selezionando il materiale, sia all’esterno, eliminando la strutture murarie e dalla volta erbe e arborescenze di ogni genere. Durante questi lavori vennero alla luce due stanzoni sotterranei, profondi dieci dodici metri, chiusi da tombini in pietra, utilizzati come ossari che forse anticamente dovevano essere carceri del castello. Vennero rinvenute inoltre colonne e capitelli che facevano parte di un porticato attiguo alla Chiesa e un sistema di scale che, presumibilmente, doveva portare alla canonica ed ai fondi. Dopo il 1985 il comune di Minucciano in collaborazione con le Belle Arti decise di provvedere al restauro. Secondo il progetto dell’ingegner Moggi, il primo intervento doveva riguardare il tetto. Bisognava risanare quanto il più possibile, la muratura, conservando, però, quell’effetto di maestosità che colpiva chi, risalendo la ripida strada selciata, d’improvviso si trova di fronte alla mole del rudere. Fu necessario demolire la parte fatiscente della muratura del tetto del corpo centrale, portandolo in piano, per potervi poi realizzare dei cordoli di cerchiatura e di collegamento trasversale. Furono eseguite delle iniezioni di malta, in cemento bianco, con aggiunta di fluidificanti per consolidare la muratura sottostante. A questo stadio dei lavori vennero ricostruite le murature demolite, impiegando calce pozzolanica e cemento bianco, e ripristinati i muri del timpano per la formazione del tetto. Sul tetto, in assi di legno e tavole, venne disposto un doppio strato di guaina impermeabilizzante, armata con fibra di vetro e una copertura in pietra, come quella esistente, opportunamente ancorata. Furono rimesse nella loro giusta posizione le pietre lavorate formanti la gronda sul frontone. Fu rimessa in più punti anche la muratura, impiegando sempre cemento bianco. Anche all’interno ci fu la necessità di intervenire sulla volta per risistemarla e, soprattutto, sulla prima che era particolarmente lesionata in corrispondenza delle velette delle due finestre. Nell’esecuzione di questi lavori fu necessario impiegare bozze di tufo calcareo. Fortunatamente le fondamenta non presentavano particolari fenomeni di cedimento. A questo punto il fabbricato, dotato di infissi e risistemata la pavimentazione, fu agibile. Anche per il campanile ci fu la necessità di rifare il tetto, di sistemare le pietre della gronda, di legarlo con catene alla quota del primo orientamento, oltre a cerchiarlo in fondazione in quanto si stava manifestando un fenomeno di cedimento e sfiancamento proprio nei primi quattro o cinque metri che erano quelli della base della vecchia torre del castello. Oggi, grazie al costante lavoro negli anni di quel gruppo di volontari, il complesso monumentale ha ritrovato le linee e la bellezza di un tempo. In uno degli stabili recuperati è stato allestito il Museo dell’Identità dell’Alta Garfagnana “Olimpio Cammelli”.
Per informazioni sull'apertura del Museo:
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Inaugurazione del
Museo dell’Identità
Recupero antico sentiero Verrucolette-Gorfigliano
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